domenica 25 dicembre 2011

Hale Bopp


Quando passava davanti a queste finestre la cometa Hale Bopp era il 1997. La ricordo ancora, sfrigolare nel cielo pieno di stelle, mentre io guardavo fuori dal balcone del salotto di casa dei miei. Da questo balcone. Era tutto diverso. Io non ero quello che sono, non sapevo che sarei stato quello che sono.
Ma qui nulla sembra trascorrere. Niente sembra passare. cambiano solo le apparenze delle cose, ma la sostanza rimane immutata. Sembra che tutto sia abbandonato al gelo del silenzio notturno.

Come spesso accade in questo periodo, mi ritrovo a fare delle considerazioni di fine anno solare. Non è tempo di bilanci, di questi tempi i piatti darebbero risultati impietosi. Posso solo aprire delle questioni, per poi mai chiuderle. Non so se è saggio. Ma provo a farlo.
Mi confronto con l’invecchiamento di quello ch emi circonda. Della mia famiglia, delle mie idee, dei miei ideali, della mia pelle.
Mi sgorgano lacrime amare se penso alla sofferenza accumulata. Penso che sia tutto profondamente ingiusto, ma vedo allo stesso tempo una vita impossibile che trascorre fra queste mura.
Vedi, che non è possibile nemmeno fare considerazioni di fine anno? Tutto si abbarbica a qualche ricordo, che torna, si interroga sul presente e poi svanisce.
Non vorrei arrivare in profondità perché ho paura di trovarci qualcosa di sgradevole. “L’atro fondo” che ho tanto amato, meglio che non riporti a galla le visioni. Sarebbe meglio se potessero rimanere sepolte per sempre.
Chissà dov’è adesso la cometa Hale Bopp, andrò a fare una ricerca per capire se ancora transita in quest’universo o anch’essa si è esaurita. Ritornerà visibile prima che il mio tempo su questa terra finisca?
Temo che quella visione sia stata unica e passeggera proprio come le coltellate di una partenza e di un eterno ritorno. Di una netta separazione fra due vite che non vogliono conciliarsi, che non lo possono. La cometa Hale Bopp, in una notte scura, è profondo paradigma di un dolore viscerale.