domenica 31 maggio 2009

Spettri

Spettri che dal passato
destano fantasie sepolte
remano contro la corrente
di chi vuole invece correre
non indietro, ma avanti.

mercoledì 27 maggio 2009

Privacy, pubblico e privato

Mai come in questi tempi spazio pubblico e spazio privato si sono così intensamente mescolati fin quasi a rendere indistinguibili i loro confini. Addirittura lo spazio privato sembra svanire nell´era di Facebook e di YouTube, delle infinite e continue tracce elettroniche, dell´impietosa radiografia mediatica d´ogni mossa, contatto, preferenza. Dobbiamo accettare la brutale semplificazione di chi ha affermato "la privacy è finita. Rassegnatevi"? O dobbiamo ridisegnarne i confini senza perdere i benefici della trasparenza che, soprattutto nella sfera della politica, le nuove tecnologie rendono possibili?

Queste chiaramente non sono parole mie. Chi mi conosce o legge questo blog, sa che non sono una tale buona mente e che non scrivo così bene. Queste poche frasi che ho deciso di citare sono tutte di Stefano Rodotà, una delle poche menti illuminate a cui è dato pubblicare articoli altrettanto illuminati su quotidiani italiani.
Una delle querelle più accese che ho dovuto affrontare di recente è proprio quella su questi cosiddetti social network, che a mio avviso hanno tante caratteristiche tranne proprio quella di potersi definire "social". Non c'è niente di più Asociale di mettersi davanti a un pc fra le proprie quattro solite mura e connettersi a una di queste diavolerie. Alla faccia del "social".
Io però tendo a ragionare per estremi, come mi fanno giustamente notare voci a me vicine e care, e tendo a escludere le soluzioni intermendie.
Partiamo da un presupposto: mai e poi mai avrò un profilo su facebook et similia. E credo che finché siamo in democrazia, anche i miei migliori avversari, mi riconosceranno il diritto a questa scelta e al dire che questi mezzi mi disgustano.
Però Rodotà mi ha solleticato, come al solito, pensieri che erano rimasti in un certo qual senso in sospeso e che le menti, seepur fini, dei miei vari amici non hanno saputo risvegliare. Più precisamente trovo particolarmente complicato rispondere alla domanda che si pone alla fine della citazione: "O dobbiamo ridisegnarne i confini senza perdere i benefici della trasparenza che, soprattutto nella sfera della politica, le nuove tecnologie rendono possibili?"
Tralascio l'elemento della politica che poco mi interessa in questo momento per questa riflessione e tento di concentrarmi sui benefici della trasparenza che le tecnologie rendono possibili nell'ambito della vita ordinaria e privata di ognuno di noi.
In tanti mi hanno detto, beh... ma Facebook (et similia) rendono molto più facile invitare gente e informare di eventi etc. E' vero. Questo è uno dei benefici innegabili del sistema. E poi: sono riuscito a ritrovare gente che temevo aver perso per sempre... Beh cavolo... Quasi quasi mi stavo convincendo a entrare nel meccanismo diabolico di cui dibatto.
Poi però ho deciso di temporeggiare e mi sono guardato attorno osservando chi di questo luogo stava facendo uso, degli effetti che stava avendo su di essi e delle conseguenze sociali del fenomeno. E sono apparsi gli aspetti più inquietanti della faccenda. Ne cito alcuni: minacce serie e comprovate della privacy (soprattutto per le foto), perdita di demarcazione fra evento privato ed evento pubblico, messa in piazza anche posticcia e artificiosa di se stessi, nascita di gruppi razzisti, xenofobi, nazifascisti e omofobi difficili da controllare e debellare.
Metto tutto sui piatti della bilancia. Per me il piatto pende decisamente sul negativo.
Se proprio mi serve di ritrovare un vecchio amico di cui ho perso le tracce guardo le pagine bianche e se non lo trovo là, pazienza, significa che se me lo sono perso, proprio tutta quest'importanza non ce l'aveva. Con buona pace di chi continua a cercarmi su FB et similia.

PS ho appena scoperto - e da sindacalista non posso non dirvelo - che molti datori di lavoro e agenzie di collocamenti hanno iniziato a indagare sulle vite private dei futuri possibili dipendenti facendo ricerche su qyesti siti e che quindi tendono a fare delle prime scremature preassuntive proprio in base allle informazioni desunte da questi mezzi... se siete alla ricerca di un lavoro e magari dite di essere comunisti sul vostro FB, attenti, potreste trovarvi esclusi dal lavoro per questo motivo e voi non lo saprete mai. Ci capiamo quando dico non mi va di vendere la mia vita in piazza?

sabato 23 maggio 2009

Afa

C'è poco da fare. Mi piace il caldo e quando cominciano ad arrivare le prime giornate di caldo intenso il mio corpo, e talvolta anche la mia mente, stanno decisamente meglio.
Verrebbe da immaginare che con questo caldo il mio cervello cominci a ripercorrere fantasticherie legate a qualche spiaggia desolata, al mare che ti bagni con le sue onde o a qualche passeggiata in montagna in riva a un lago.
Niente di tutto ciò. Il mio cervello risveglia di continuo immagini legate a pesanti tendaggi e case barocche arredate con fasto che sprofondano nell'afa opprimente di un sole d'agosto di perfetta memoria gattopardiana. E se non sono quelle le immagini, allora sono quelle fogazzariane, sempre legate al caldo intenso delle giornate estive e a paesaggi familiari e naturali legati in qualche modo alla decadenza dei lignaggi famialiari e alla decadenza nel tempo e oltre il tempo di tutto ciò che ci circonda. D'altronde si sa, le cose con il caldo marciscono prima; riesce meglio descrivere la decadenza con un contorno di calura opprimente che con qualsiasi altro tipo di contesto naturale.
In questo caldo io mi sollazzo, senza reagire più di tanto. Mi lascio trasportare dagli eventi che si susseguono senza sforzarmi troppo di incidere con la mia volontà. E' sempre stato un periodo non molto bello per me l'estate. Finiva la scuola e io rimanevo senza nulla da fare. Ecco perché mi piaceva tanto andare a scuola ed ero definito un gran secchione. Perché la scuola mi dava qualcosa da fare. Altrimenti che cos'altro avrei potuto fare? La disperazione di rimanere senza fare nulla in un posto dove non c'è nulla da fare è un vivido ricordo. Allora cominciavo a inventarmi mondi che non c'erano, cose da fare che non esistevano, mi fingevo di essere gente inesistente e creavo un vuoto compresso intorno a me che mi facesse dimenticare che in realtà là per me non c'era nulla da fare.
Questi ricordi molto tristi non mi si schiodano dal cervello, sono sempre là e ogni volta che queste torride giornate tornano a farmi compagnia il mio cervello ritorna là in quel luogo, in quel momento. E da lontano, con un altro spirito, continuo a combattere contro quel sentimento. Sì, non smetterò mai di dirlo, non c'è niente di più brutto di non poter fare nulla quando sai che attorno a te davvero non c'è nulla da fare.
"Aspice quam subito marcet quod floruit ante,
aspice quam subito quod stetit ante cadit."

venerdì 15 maggio 2009

Il non-ospite


"But you, your're not allowed,
you're uninvited
an unfortunate slight."

A.M.

Vivrei (anzi ci vivo già) in un mondo di citazioni. Ermetico.

giovedì 14 maggio 2009

Grafomania


Oggi mi hanno detto che tendo al grafomane. Io? Meno male che è una persona che non mi conosce molto bene. Se solo sapesse! Quanta fatica faccio a scrivere. Infatti questo del blog è un esercizio parecchio complicato per me dato che non mi sento né un grande scrittore, né una persona che è abituata a buttare i propri pensieri su una cosa tipo Facebook.
Ebbene oggi me ne è capitata una. Un certo badoo... Una diavoleria che si è inventata hotmail! Mi sono ritrovato in un social network di gente assolutamente sconosciuta che diceva "voglio andare al mare con te... voglio andare in spiaggia con te... voglio saltare in una pozzanghera con qualcuno..." Roba da matti mi sono detto....
Quando a un certo punto cominciano ad arrivarmi mail a raffica in cui tutti, ma proprio tutti (anche agente improbabile, tipo del sindacato... che vergogna)mi dicono che io ho lasciato loro un messaggio su questo sito del picchio! Ma ti pare! E' un modo subdolo per farsi pubblicità... In più mi ritrovo pure la foto che uso su msn nel profilo!
Meno male che sono bastati pochi click per fare fuori sta storia! Fosse facile far fuori dalla propria vita certi dolori, certe scocciature con un semplice click... E invece ti rimangono attaccati addosso come una cozza.
Vittima di una sorte di froda dei contatti, quindi. E mi è toccato pure scusarmi con un sacco di gente che ha ricevuto sto messaggio e mi ha riscritto chiedendomi che cacchio volevo... giustamente!
Finita l'avventura informatica ne è cominciata un'altra umana... Ma di questo ne parlerò più in là!

mercoledì 13 maggio 2009

Avanti, avanti, avanti!

Madonna, che a me non piace in generale, dice in una sua canzone una cosa molto importante: "There's only so much you can learn in one place, the more that you wait the more time that you waste", che tradotta suonerebbe una cosa tipo: "In un posto c'è solo una determinata quantità di cose che puoi imparare; più aspetti, più tempo sprechi". Cavolo quanto è vero. Basta sprecare tempo mi sono detto, questo mondo è così ampio e pieno di gente...
Certo direte, dopo aver citato Montale, adesso te ne esci con Madonna... avete ragione, mi scuso dell'abbassamento della qualità di livello di questa citazione!

Oggi finalmente è stata una bella giornata dopo tutto. Anzi anche ieri è stata una bellissima giornata; finalmente vedo che il sole splende per davvero, anche per me anche se ogni tanto si riaffaccia qualche nuvola.
Oggi a ora di pranzo ero sotto Montecitorio a manifestare contro quest'obbrobbrio di legge razziale che il parlamento ha approvato. Ieri parlando con un commesso al supermercato ho potuto dirgli "io non sono italiano, io sono un cittadino del mondo!"; lui con un sorriso ha fatto spallucce e ha sorriso. Tutto ciò dopo il passaggio alla cassa di un cittadino migrante molto su di giri!
Giornata bella, finalmente ho ripaerto spiragli che mi fanno guardare intorno a me stesso e veder di quanta bella gente sono circondato. Ho eliminato un po' di muffa da sotto i piedi e non ne sento più la puzza... Aria nuova per i miei polmoni, finalmente. E queste giornate calde stanno ricaricando anche le mie energie, ho bisogno del caldo, mi fa sentire di buonumore, mi ricarica quando le pile sono scariche.
Anche se mi chiedo: ma da dove cacchio la prendo tutta quest'energia che ho accumulato? Come riesco al lavoro ad aiutare questa gente in difficoltà quando io stesso sono bisognoso d'aiuto? Mah... non saprei. Mi felicito solo con me stesso e mi faccio un auto-apprezzamento: bravo! Vai avanti così e non farti abbattere, prima o poi qualcuno se ne accorgerà e ti valorizzerà per quello che sei per davvero, per i tuoi pregi e i tuoi difetti!
E stasera gelato con F.!

domenica 10 maggio 2009

La perdita, la mancanza, il lutto


Epicuro diceva di non avere paura della morte. Quando c'è lei non ci siamo noi, quando ci siamo noi non c'è lei. E' vero. Ma quello che è più difficile affrontare per me è la perdita, il lutto, la mancanza di qualcun altro. Io non ho paura della mia morte, poiché egoisticamente poco mi importa di quello che gli altri penseranno della mia scomparsa.
A me spaventa più di ogni altra cosa anche la semplice idea di perdere le persone a cui voglio bene; e più voglio bene alla persona, più l'idea di perderla mi terrorizza.
E qui, oggi, ogni giorno che passa, non si parla di "idea", ma di fatti. Di persone che ieri c'erano e oggi non ci sono più.
Mi sento come davanti a un muro che io spingo, tento di abbattere, scavalcare, aggirare, ma poi alla fine dopo tanto sforzo finisco a terra sfinito spossato e inerme.
Mi rendo conto che qualsiasi cosa io faccia è inutile. Niente mi ridarà indietro quelle persone, quei momenti e quelle cose.
Non mi resta che fare i conti con i ricordi che però, tragicamente, anziché riempirmi di gioia e farmi capire che nei ricordi quelle persone rivivono, mi fanno sprofondare in uno stato di annientamento e di nichilizzazione del momento.
Forse perché io amo troppo. Amo troppo la vita.

"...com'è la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia,
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia."

giovedì 7 maggio 2009

From scratch begin again

Il tuo corpo a un certo punto comincia a lanciare dei messaggi allarmanti. Quando sei andato oltre, c'è un meccanismo fisico molto strano che scatta e che sarebbe affascinante studiare, che ti fa reagire al tentativo masochista di sprofondare.
E tutto comincia almeno nel mio caso con una necessità impellente di cominciare a prendermi cura del mio corpo. Ho già cominciato a farlo. A piccoli passi, già da oggi.
Ma non solo: questo meccanismo mi dice di tornare alle abitudini di sempre, a circondarmi di cose belle, a fare delle cose buone per me. Sommersi dalle insoddisfazioni, dal dolore, dalle disillusioni non si può che cominciare a prendersi cura di sè. Una sensazione per certi aspetti già a me nota, che ha anche qualche legame con lo spirito di sopravvivenza, che stranamente si ripete ciclicamente ogni anno. E quasi sempre in questo periodo...
E quindi da adesso, da oggi si ricomincia. Ascolto la mia Alanis mentre mi canta Torch e trovo una strategia per eliminare tutto quell'elenco di cose "that I miss".
Le trasformo in qualcos'altro e le rielaboro in una chiave diversa. Un lavoro compiuto in estrema solitudine, con fatica, dolore, devozione e tanta cura.
Meno male però che ci sono le persone che sempre e comunque ti vogliono bene. Sempre e comunque. E ti vogliono bene davvero, in modo puro e disinteressato. E con loro questo fine settimana andrò a fare le mie passeggiate in centro, andrò a un concerto, mi riempirò i polmoni del'aria semi-estiva di questa meravigliosa città, brinderò con loro per la mia nuova vita lavorativa (unica grande e bella notizia del periodo), andrò in discoteca fino alle ore piccole a fare follie e tutto quello che arriverà!
Finalmente comincio a respirare. Aria nuova per i miei polmoni avvelenati.

domenica 3 maggio 2009

Vuoto


Immagina di tornare a casa e non trovarci assolutamente niente dentro. Solo le pareti e nient’altro. Come se dei ladri avessero avuto modo di portarsi via davvero tutto, dalla prima all’ultima cosa.
Immagina cosa proveresti, oltre al senso di smarrimento iniziale. Ricordi faticosamente custoditi e riposti in ogni punto scomparsi nel nulla. Il vuoto di qualche parete bianca e null’altro.
Con il viso verso la parete, in ginocchio, non farei altro che piangere e piangere e guardarmi attorno smarrito. Rimpiangerei il mio passato, proprio quello che le inutili suppellettili custodivano. Tutto cancellato come con un colpo di spugna. Oggi mi sento così.

A volte vorrei davvero addormentarmi sulla tesa della mia giacca, mentre attendo che il treno parta. I minuti interminabili prima della partenza del convoglio si riempiono di un nulla coinvolgente. Poi comincia un movimento da cui vorrei farmi trascinare fino alla deriva, non so fin dove. Vorrei addormentarmi su quel treno e mai più scendere. Farmi trasportare in un luogo che non conosco e pensare a tutto ciò che ho perso lungo la strada.
Pensando a quelle pareti e al vuoto della mia casa, ormai spoglia di ogni cosa, che come un albero d’inverno, inerme, si mostra in tutta la sua fragilità. Alle ombre proiettate dalle finestre mi abbandono, mi trascinano in luoghi sconosciuti, le vedo, ma non si toccano. Eppure ci sono.