sabato 31 ottobre 2015

A windy shrine

Strong wind ripes off the leaves.
Out off trees already there to die.
The wrath of gods we will never come to know
Unfolds its power on harmless birds.
Life will go on here and there
Under the sun and lives of countless human beings 
Each one of them unique but doomed to be neglected. 


giovedì 16 luglio 2015

Offeso

"Dillo pure che sei offeso
da chi distrugge un entusiasmo
da chi prende a calci un cane.."

Un caldo e maledetto luglio. Lungo, con speranze soffocate nel nascere. Entusiasmi distrutti che nascono e muoiono come neonati strozzati da un cordone ombelicale.
Non ci trovo nulla di male nel piangere. Sono solo gocce salate che si fondono con il sudore di questa maledetta afa di luglio.

Ritrovarsi a maledire la propria vita. Le angosce del passato che non esitano a scomparire. La voglia di ritrovarsi a prendere coraggio. Lo sguardo dell'amica anziana che da lontano ti protegge.
Nulla può consolare. Il sole tramonta comunque. E il giorno dopo è sempre più pallido e più afoso di quello precedente.

Non trovo la forza per confontarmi nemmeno con chi mi ha dato l'onere di vivere. Risorgere dalle ceneri, scriveva qualcuno. Come l'araba fenice. O rimanere storditi a guardare un soffitto che disprezzi.
Forse meglio sparire. Almeno per un po'.



"Quando vivere diventa un peso,
quando nei sondaggi il tuo parere non è compreso
quando davanti al sole la mattina non sei più sorpreso"

giovedì 9 aprile 2015

L'equatore



Non c'è niente di più brutto del dare per scontate le cose. Soprattutto le più semplici. 
Sentire i brividi addosso per il semplice fatto di percepirsi negli anni 70 nel bel mezzo del 2015. In Ecuador. O per lo meno così mi sembra. Io gli anni 70 in Italia non lo ho vissuti. Me li hanno raccontati; al massimo li ho percepiti. Ma niente di più. 
Poi ti si materializzano sotto gli occhi. Mentre fai la guerra al fuso orario. E non solo a quello. 
Fai la guerra contro te stesso. Ti chiedi che cosa ci fai qui; e quando dici qui, non ti riferisci a Quito o all'Ecuador. Ti riferisci a qui sulla terra. 
Per dolorosa o meno che sia l'esperienza del viaggio e della lontananza, una cosa mi ha inciso sulla pelle senza dubbio. Che viaggiare per cercare se stessi o la chimera della gioia/felicità/serenità è nient'altro che una emerita balla.
Se la cosiddetta gioia non riesci a trovarla nella stradina del tuo quartiere, non la troverai né ai tropici, né nella metropoli affollata, né nel bel mezzo delle Ande. Gelide, ti rimarranno a guardare e tu impotente al massimo verserà qualche inutile e amara lacrima.
Non fate altro che dirmi di godermi la vita e di prendere tutto alla leggera. ‎Lo farei volentieri. Prima però temo di dover morire un'altra volta.


giovedì 5 marzo 2015

Il bianco del soffitto

Fa ancora freddo e tutto si confonde.
Il lato oscuro delle cose. Duro da scalfire.
Dentro solo confusione amara.
Doloroso come strappare una foglia dalla base.
Farle presentire la terra, ritrovarsi adagiata sul cemento.