martedì 18 settembre 2012

Il dolore

Ricordo bene il titolo di questo post. Ho letto e riletto quelle parole non so quante volte. Fino a volerci leggere e interpretare cose che proprio non c'erano.
Io ce le cercavo comuqnue quelle cose, perché erano le cose alle quali tenvo di più nella mia vita in quel momento. Ho fatto un pesante esercizio di ricalibratura dei valori. Quasi quasi ne uscivo sconfitto. E infatti qualche pezzo l'ho lasciato indietro sulla mia strada. D'altronde non si può fare una guerra senza lasciarci qualche penna.
Ora ritorno indietro e le raccolgo tutte quelle penne e me le metto su un elmetto, proprio come quelle degli alpini. Diventeranno appropriato emblema del dolore che ognuna di esse rappresenta.

Il mio dolore per qualche sentimento che si spezza non si ferma a livello mentale. Diventa qualcosa di reale e di fisico. Mi sento lacerare davvero dentro. Sento che non posso più controllare tutto, che le cose mi sfuggono. Non essere padroni di se stessi è un altro degli elementi che si acquisiscono con il passare del tempo.
Una cosa è certa. Solo il tempo lenisce il dolore, diversamente manifestato da ognuno di noi. Solo il tempo. Ma cazzo.. quanto ce n'è voluto. E chissà quanto ce ne vorrà.

lunedì 3 settembre 2012

Entusiasmo

L'entusiasmo
lavato dall'acqua settembrina
fredda, inaspettata
lascia impietriti
gli ontani storditi nella piazza
e silenzioso sfugge
a chi lo anela.

martedì 10 luglio 2012

Il senso della vita

Sono diversi mesi ormai che non faccio altro che interrogarmi sul senso della vita. Non è una cosa che scelgo di fare. E' una cosa che capita da sé. Ineluttabimente, senza possibilità di controllo, come le nuvole che corrono nel cielo. Leggo uno dei capolavori che cambieranno il corso della mia vita. 1Q84 di Haruki Murakami. Ma in realtà non leggo. Perché inizio a leggere e poco dopo mi ritrovo immerso in pensieri profondi sul senso dell'esistenza. Mentre il mio cervello è impegnato a leggere, in realtà è coinvolto in un estenuante esercizio ben più complicato. Non ho sbrigative e semplicistiche risposte religiose per questo quesito. Per me non c'è paradiso dopo la morte. Non c'è nemmeno inferno. Non so cosa ci sia. Non so se ci sia qualcosa. A maggior ragione devo dare un senso al tempo che trascorro in questa dimensione. O forse devo semplicemente convincermi, come pare mi suggerisca tra le righe il buon Murakami, che un senso non c'è. Il dolore si amplifica in una contrazione muscolare, in una lacrima di troppo. Una vita spezzata come quella di Valeria rende le mie riflessioni più complicate. In questi giorni, pensavo anche a te Valeria. Perché mi è sempre meno chiaro il senso di questo tuo luminoso passaggio. Non lo capisco, perché non ne colgo il senso. Il senso ce l'aveva mentre stavi qua fra noi. I sorrisi, il buonumore e la gioia della vita, proprio mentre qualcuno te la stava soffiando via da sotto il naso e ci sbatteva in faccia la nostra impotenza. Che senso dare a tutto ciò? Sono mesi che mi interrogo, Valeria. E io un senso non lo trovo. Ma tu non ci sei più, come non ci sono più molte persone alle quali sono legato per il mio sangue o per i miei sentimenti. La mia riflessione può continuare, la vostra avrà trovato pace. Spero e prego, coi pochi mezzi che ho a disposizione, che davvero ogni progetto troppo prematuramente lasciato a metà, ogni sentimento che non ha trovato piena maturazione, ogni percorso che doveva trovarti protagonista possa ritrovare compimento e senso in un'altra dimensione. E io continuo a interrogarmi sul senso di questa esistenza. Anche per te Valeria.

mercoledì 21 marzo 2012

Fondatezza del mio pessimismo

Quando il treno da Fiumicino verso Roma si ferma alla stazione Trastevere vengo preso da una forte tentazione di scendere per andare a prendere il tram e andare alla mia vecchia casa.
Ma non scendo. Troverei un portone chiuso, le cose cambiate e qualcun altro ad occupare quell'appartamento.
Tutto ciò non avviene certo perché sono particolarmente affezionato a quella casa. Il motivo credo stia nel fatto che tutti i periodi passati della mia vita mi paiono più felici e spensierati del recente passato o del presente.
E questo è davvero un guaio, perché mi fa rassegnare all'idea che la mia vita sarà sempre peggio.
Il mio approccio pessimista trova un'ulteriore e dolorosa conferma di fondatezza. Una vera e propria tragedia.

lunedì 20 febbraio 2012

Mettersi in discussione

In questo periodo ho bisogno di mettermi in discussione. Sento la necessità di mettere in discussione molte delle cose che hanno contraddistinto gli ultimi dieci anni della mia vita.
Ma cosa c'è stato prima di questi ultimi dieci anni? E' stato tutto così intenso ultimamente che quasi mi riesce difficile capire cosa c'è stato prima.

Non c'è niente di meglio di un periodo di crisi generale per mettere in crisi se stessi. L'esercizio risulta meno doloroso e meno faticoso. Sono tutti in crisi, ci si dice, lo sono anche io. Posso affrontare questa crisi con la speranza che il mio dolore venga alleviato dal dolore più complessivo che investe milioni di persone.
Metto in crisi persino aspetti fondanti della mia cosiddetta "identità".

Cosa mi contraddistingue?
L'essere uomo, bianco, giovane, libertario, di sinistra, attivista, europeista, filantropo, pessimista.
Metto in discussione tutto ciò, perché mi rendo conto che poi a un certo punto sarà troppo tardi per poterlo fare. Sono lussi che ci si può concedere a una certa età.

Mi abbandono per un attimo al flusso di coscienza che mi pervade in questo momento e mi slego dal contenuto di questo post per dire che era molto meglio scrivere nei periodi di profondo travaglio interiore. Era più semplice. Il dolore rende più creativi. Così è tutto davvero più complicato.
E mi emoziono ultimamente. Mi emoziono nel vedere una persona che è andata a vivere molto lontano. In quel paese dove mi sarei voluto rifugiare pur di non riconoscere me stesso. Che travaglio interiore…
Mi emoziono nel vedere me stesso nel lontano passato e riconoscere in quel processo di democratizzazione il futuro. Alcune persone che non ci sono più, hanno lasciato un segno profondo. Chissà se sarò capace di portarmi appresso alcuni pezzi della loro eredità. Decido di provarci.