lunedì 31 agosto 2009

Poesia

"Ti amo come se mangiassi il pane
spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia
pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il
crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo."

Nazim Hikmet

Da oggi, vigilia del mio capodanno ci sarà sempre poesia nelle mie giornate. E sempre diffidare di chi la poesia non la apprezza, o peggio la disprezza.

giovedì 20 agosto 2009

Tsuru-tsuru vacanza - Unsent



"Alice had got so much into the way of expecting nothing but out-of-the-way things to happen, that it seemed quite dull and stupid for life to go on in the common way." (L. Carroll)


Cara A.,

grazie del tuo ottimismo, dei tuoi sorrisi e della tua forza d'animo. Hai dato i calci giusti nei momenti giusti e hai arricchito le nostre giornate con stimoli di buonumore, hai saputo versare il condimento della serenità sui nostri animi talvolta spenti. Ricorderò con gioia le nostre chiacchierate vivaci al chiaro di luna sulla spiaggia a guardare una striscia opaca di luce immersa nel mare, i nostri sguardi incuriositi verso i bagnanti, le nostre lotte nella sabbia, ballare con te danze folli, vederti leggere le mie cose. Ma più di ogni altra cosa ricorderò il saluto che ci hai lasciato "Ricordate sempre che come c'è gente di merda in questo mondo, esiste gente meravigliosa come noi!".

Cara F.,

grazie dei tuoi silenzi, dei tuoi sguardi riflessivi e delle tue giornate trascorse in tranquillità. I terremoti del nostro passato non ci hanno abbattuti e anche questa prova è stata superata. Adesso abbiamo la certezza che possiamo resistere ancora, andare avanti e non farci abbattere, ma che anzi c'è sempre qualcosa di entusiasmante che ci aspetta. Queste giornate trascorse insieme mi hanno fatto riscoprire la forza di una legame di amicizia che resiste alle intemperie, si trasforma, si modifica e si trasforma. Si evolve e diventa ogni volta qualcosa di nuovo. Anche domani.

Caro F.,

grazie per le tue manie, le tue piccole ossessioni, il tuo sentirti incompleto. Grazie per la tua capacità di ascoltare, anche chi a volte parla più del dovuto. Ricorderò sempre il nostro bisogno di fuggire dalla realtà, l'elaborare in comune le sofferenze, il volerle comprendere e, a volte, il soccombervi. Questi giorni mi hanno insegnato che ci possiamo dare reciprocamente delle piccole spinte, che possiamo sostenerci a vicenda quando stiamo traballando. Ora è tempo di reagire, di andare oltre, verso una nuova fase. Ci siamo noi, per noi: ricordiamolo sempre. Grazie per le nostre passeggiate notturne e le nostre gare strampalate e viziose. Grazie di aver osservato un cielo immenso insieme a me e di averlo affrontato.

Cara Y.,

grazie per le tue lacrime, per i tuoi entusiasmi, per l'esserti sempre adeguata ad ogni scelta. Ti sei sentita a casa, mi hai detto in aeroporto. Grazie delle tue parole misurate, degli ideogrammi scritti sulla sabbia, dei proverbi che mi hai insegnato, delle esclamazioni per il cibo mangiato (Yabeee!!). Ricorderò sempre le nostre risate in una nottata di ferragosto alla birra, i nostri sguardi complici, la capacità di obnubilare e analizzare un passato che ancora ci lega.
Grazie di avere condiviso con me momenti tristi, intimi e personali del tuo vivere. Mi sono sentito un po' un tuo fratello e spero di esserti stato vicino proprio come se lo fossi.

Cari A, F, F, Y,
questa tsuru-tsuru vacanza non me la sarei mai aspettata. E' stato il regalo inatteso di un annus horribilis. Con agosto ho cominciato la mia vita nuova e non poteva cominciare meglio. Avete dato linfa alle mie giornate estive, sempre odiate e mai amate. Avete dato linfa alla mia nuova vita che comincia da adesso, energia al mio spirito affaticato, aria al mio cervello stanco e oppresso.
I regali inattesi sono i più belli, proprio come questa vacanza, che avevo immaginata qualche mese fa in tutt'altro modo. Sicuramente è meglio così, mi avete arricchito, mi avete fatto sentire a casa mia fra le vostre case, fra i vostri complicati mondi. Mi avete fatto riconciliare con questa terra con cui ho un rapporto sempre estremamente complesso e faticoso.
Le vostre risate, i vostri sorrisi, i vostri messaggi che mi hanno fatto piangere e sorridere, sperare e lottare mi accompagneranno a lungo e si confonderanno con le immagini assolate di questa terra battuta dal sole e levigata dal vento.

venerdì 7 agosto 2009

Un nuovo capitolo

"Ho impacchettato tutto
e bruciato nel fuoco
e c'ho ballato intorno
ti sembra poco
e non ho fatto i conti
non voglio piu' sapere
se e' meglio dire
o fare per esistere
Non sento piu' le lacrime
scendono giu' le lacrime" (Nada, Guardami negli occhi)

"...someone help me find the pause button..." (Alanis Morissette, Tapes)


E' ora di prendermi una pausa. Devo riaprire un nuovo capitolo e, prima di fare quest'operazione decisiva e complicata, devo necessariamente prendermi una pausa.
Ho fatto tutto quello che dovevo, ho superato mille difficoltà, ho superato anche me stesso nella resistenza alla stanchezza e ai colpi mortali che le giornate, la quotidianità mi hanno assestato.

Camminavo nel nuovo quartiere. Non conosco i nomi di tutte le strade. E' quel momento della giornata in cui non si capisce bene se il giorno ha già ceduto stanco alla notte, oppure se la luce oppone resistenza alla notte perché vuole sopravvivere. Mi sento osservato.
Le strade sono quasi deserte. Solo in fondo sento un vociare. E' l'isola pedonale del Pigneto.
Degli abbaglianti mi inseguono e distraggono la vista che si confonde tra i muri del Mandrione e le luci rarefatte che inseguono il luccichio dei binari. Quanto vorrei essere su un treno... quanto vorrei essere un treno. Gli abbaglianti ritornano. Vedo due figure fugaci, scure, color ebano. Due ragazzi di colore scappano; sono inseguiti da una volante. Mi si stringe il cuore, voglio fare qualcosa, ma non posso. Rimango immobile e vedo che uno dei due lancia la busta che ha in mano e si butta giù da un ponte verso i binari. Mi giro, chiudo gli occhi. Non voglio vedere, non posso vedere.
I palazzi sono semi-vuoti. Dalle stradine delle case del Pigneto fuoriescono i vagiti di una vita ridotta al lumicino dall'indolenza estiva. Mi guardo attorno, respiro i profumi. Ascolto i rumori e i suoni. Da una finestra Pavarotti intona un'aria. Non ricordo più quale. Mi piace pensare che fosse un'aria della Carmen.
Mi sento seguito. C'è una strana presenza che mi guarda. Non so chi è, non so cos'è, non so cosa vuole da me. Sento occhi che mi scrutano.
Arrivo all'isola pedonale. Un sacco di gente, come sempre. Nessun volto noto. Penso di desiderare con forza una bicicletta. Voglio arrivare ovunque nel quartire con la bici e ora ho anche il parcheggio sicuro dove lasciarla. La gente gozzoviglia, sbevacchia, si corica a terra, fuma, chiacchiera, strilla. Crocchi di varia umanità si formano. Non mancano mai in quella zona i gruppi di pseudo-intellettualoidi dallo stile fallito/svampito. Li detesto. Mi giro e li guardo con un po' di disgusto.
Torno indietro. Sono stanco, ho camminato molto, voglio adesso farmi strada verso casa. Mi sento osservato. Troppo. Mi sento guardato nell'intimo, ho bisogno di capire.
Sono sul ponte della ferrovia. I treni che vanno e vengono da Fiumicino Aeroporto verso la Sabina e viceversa fanno su e giù. Mi fermo su questo ponte e penso.
Penso all'anno scorso quando proprio a quest'ora della sera la magia del mondo si è riversata e rappresa in in momento durato qualche minuto. Mi si è scolpito nella mente: passeggiavo sui tetti. Una fusione di anime, di anima e di sensazioni. Sono morte, non torneranno mai più. Celebro un funerale intimo e commosso. Arrivato a casa accenderò un incenso.
Mi fermo e mi appoggio ala rete. Guardo in basso i binari, non vedo nessuno. Guardo in alto.
La luna.
Cattiva, misteriosa, quasi piena. I suoi mari affondano nelle mie pupille e le sommergono di luce. Mi osserva, mi protegge, mi insegue.
Eccomi. Le faccio un largo sorriso e la ringrazio. Continuo a sorridere. Poi cammino.
Saluto il mondo e ricomincio a camminare da dove sono venuto.
Vado a casa.

lunedì 3 agosto 2009

Una piccola aggiunta

Quando ho scritto il post precedente ero evidentemente molto stanco (come lo sono ora del resto...) e mi è sfuggita l'elaborazione compiuta dell'ultima parte. Quindi se non avete letto il post precedente, tornate indietro. Sorry!

La nostra vita non è più né lineare né ciclica, dice Bauman. Se una volta era nascita-infanzia-adolescenza-famiglia-amore-nuova famiglia-figli-vecchiaia per poi cominciare un nuovo ciclo, adesso non si sa più bene che cos'è il ritmo della vita. Bauman definisce il nostro modo di esistere contemporaneo, come "puntillistico" in contrapposizione alla linearità o ciclicità che dicevo prima.
Mi si sono illuminate una serie di coni d'ombra. A questa interpretazione non ci sarei mai arrivato. Quindi effettivamente la tirannia dell'effimero, del tutto è passeggero e non si fanno investimenti in niente e nessuno, il si programma solo per oggi e si pensa al massimo al domani letterale è pratica comune, diffusa e perpetrata anche con violenza e cattiveria da molti. Dalla massima parte delle persone, vorrei dire. Adesso capisco anche il prezzo carissimo che pago per non conformarmi alla tirannia dell'effimero e alla condanna al puntillismo.
Io non voglio essere così e non lo sarò mai. Quindi scusate se ogni tanto mi leggerete lagnarmi per quello che mi accade, ma non può che essere così.
Io detesto la televisione. Nella nuova casa ho scelto di non averla. Immaginate quanto possa detestare la pay per view. E immaginate quanto possa detestare una vita fatta in stile pay per view.
Tanto i soldi ce li ho, sto film fa cagare. Spengo, pago e ne rivedo un altro. Chissà magari è migliore e anche se quello mi piaceva 9 su 10 può sempre andarmi bene e beccarne uno da 9 e mezzo...
Ma forse no.