martedì 31 agosto 2010

CS>CZ = fuochi fatui

“All the lovers
that have gone before,
they don't compare to you.
Don't be running,
just give me a little bit more:
they don't compare.
All the lovers…”


La prossima volta che ti indico un fuoco fatuo che vedo fluttuare in aria non devi sobbalzare. Tu guidi e io osservo il cielo alla ricerca delle stelle cadenti. Tu non mi credi, ma io ti dico che da questa parte del mondo se ne vedono moltissime, davvero.
E infatti, le hai viste anche tu. Un giorno partirò per una lunga spedizione sulle montagne, proprio quelle montagne dove ad Agosto fa freddo la sera. Anche a questo non credevi, invece, i brividi hanno percorso la tua pelle mentre con me guardavi il cielo alla ricerca della stella cadente che non credevi di poter vedere. Un giorno, partirò per il ricongiungimento con gli spiriti che abitano le montagne della Sila. Da bambino, io ci parlavo sempre e anche l’altra volta, tu non te ne sei accorto, ma proprio mentre camminavo con te nel bosco, loro mi sorridevano da dietro le spesse cortecce dei pini.
E alla fine di questa spedizione sono certo che troverò quel meteorite che ho visto cadere milioni di anni fa. Quando io, quando tu non eravamo nulla.
La sera vicino alla costa, quando i monti sono un lontano ricordo, le onde riportano in aria e inalano nei nostri nasi sospiri di perdute civiltà. Non le hai viste tornare alla ribalta dietro gli spruzzi d’acqua che colpivano le mura del castello? Quella era una musica tribale, solo che oggi non lo capiscono. Una volta la suonavano con un tamburello fatto di pelle animale e con un pezzo di bambù con qualche foro. Ma loro non lo sanno.
E’ per questo che se quella sera abbiamo guardato in alto abbiamo visto quell’oggetto arancione, volare.
Ormai sappiamo cosa sono i satelliti, riusciamo a riconoscerli quando li vediamo compiere in tutta fretta le loro orbite nell’atmosfera. Anche gli aerei sappiamo come son fatti. Le abbiamo viste spesso queste grosse api rumorose decollare in cielo.
Chissà cos’era. Forse il vago ricordo di qualcuno che passeggiava su Ponte Carlo.

mercoledì 4 agosto 2010

Il blog in vacanza


Mi prendo una vacanza. Non sarà una "tsuru tsuru" vacanza quest'anno. Le esperienze sono uniche e irripetibili.
Questo è un anno diverso, non ci sono più alcuni attori e alcune macchiette dell'anno scorso. Alcuni sono rimasti, altri sono felicemente andati via e altri hanno fatto il loro ingresso sul palcoscenico.
Sono delle nuove vacanze, che hanno il sapore di una persona che ha una vita diversa e meno quello del riscatto e della voglia di ricominciare. Hanno piuttosto il valore del riconoscere il nuovo stato delle cose.
Un nuovo status quo di sentimenti mi accompagnerà in questo periodo di pausa in cui metterò al centro l'insostenibile leggerezza del non-essere.
Sarà un buon esercizio, mi permetterà forse di fare pace con una serie di insicurezze e sedimentare qualche granello di fiducia in chi mi circonda.

L'altro giorno su un vuoto autobus agostano osservavo fuori. C'era un cartello che diceva "20 rose, 5 euro". Il valore della rosa.
Se le avessi comprate quelle rose e poi regalate, sarebbero rimaste in casa mia.
Chi le avrebbe ricevute, non avrebbe potuto portarle a casa sua. Rifletterò sul valore di 5 euro o sul valore delle rose?
Comincerò a pormi la domanda, per capire se ponendomi la domanda, potrò poi arrivare a una risposta. Intanto mi sono comprato un nuovo libro per suonare il flauto. Regalerò delle note musicali e le libererò nell'aria della costa.
Al mattino andrò a raccoglierle sulla spiaggia. Il suono si propaga, non scompare. Viene emesso e poi contamina l'ambiente circostante per arrivare lontano, molto lontano. Siamo noi incapaci di sentirlo, non è lui che si estingue.
Suonerò qualcosa e farò regali immateriali, premuroso del non lasciare traccia.
La mia agendina rossa gestirà e fisserà qualche ricordo, poi farò ritorno in città e vedrò di ridare vita a quelle cose.
Buone vacanze.

domenica 1 agosto 2010

Tartarughe infrante


Qualcuno sostiene che siamo vittime del caso.
Io mi limito semplicemente a non sostenere. Raccolgo, elaboro, languisco, accordo e disunisco.

E' tarda notte. Non dormo. Mi capita spesso durante queste sere estive e mi sveglio di soprassalto come se dei ladri stessero rubandomi gli oggetti più preziosi che non posseggo. Faccio sogni strani e mi sveglio con la gola riarsa per le immaginarie corse che fuggo durante le mie faticose notti estive.
Non fa più molto caldo. Di notte, se dimentico la finestra aperta, più sono costretto a richiuderla perché un freddo pungente trapana la pelle.
Una di queste notti sono stato svegliato da un sogno particolarmente molesto. Il freddo che sentivo deve avermi tirato un brutto scherzo. Mi sono alzato e nel dormiveglia mi sono messo a chiudere le finestre della camera. Mentre tiravo le tende, ho sentito un secco tonfo.

A volte ci sono regali che nell'involucro contengono sorprese dolciamare. La gioia del gesto di riceverli non compensa però l'amaro del contesto in cui quei regali vengono fatti. Proprio come quella tartaruga.
Non sapevo che fare: un regalo non si può eliminare, lo si può tutt'al più nascondere nel recesso di qualche cassetto per fare in modo che il tempo ne cancelli le tracce magiche che esso conserva. Proprio come una mummia ritrovata ai nostri tempi. Ma le mummie conservano quell'aura magica comunque, anche a distanza di migliaia di anni, mi sono detto. Quindi ho deciso di tenere la tartaruga bene in vista sperando nell'effetto opposto. La realtà sbattuta in faccia tutti i giorni fa meno male che se ci si espone violentemente una volta tanto.

Ho tirato la tenda e la tartaruga si è infranta.

Qualche giorno dopo, vengo a sapere che un lutto si è consumato proprio quella notte. Scompaiono le persone, come le serate estive durante le prime giornate di settembre. Ultime calde esalazioni nel freddo contesto dell'aria tardoestiva.
Ci sono eventi che annullano le distanze. Eventi che acccordano e disuniscono tracce di immobilismo irreale. Lasciano un solco nel tempo che poi noi dobbiamo faticosamente ricolmare.
Una tartaruga infranta non vale l'esalazione di una vita, non vale il ricevere una notizia sgradita da una persona sgradita.
Preferivo mantenere vivo il ricordo di una mia ferita profonda che dovere sopportare il dolore di una vita infranta.

Ora non so che fare. A che serve incollare i pezzi del passato? Per mantenere le scomposte spoglie di un tempo andato?
Io sono abituato a buttare via tutto.