Le estati, periodi più o meno lunghi di solitudini
disperate.
La soffitta, la mia migliore amica. Rifugio polveroso
di disperazione, sotto il calore di soffitti bollenti. Libri, quaderni, pagine
consumate dallo sfogliare impacciato di un bambino.
Ero io, giravo le pagine, tante, alla ricerca di quello che sarebbe stato di me.
Ero io, giravo le pagine, tante, alla ricerca di quello che sarebbe stato di me.
La voglia di fuggire, evasione definitiva, nata in
quelle estati tristi, di lunghe solitudini senza pause. Il garrire delle
rondini, il grido di qualche bambino, un oceano di amore familiare giusto al
piano di sotto.
I vetri di un autobus mezzo vuoto e il viaggio che mi porterà sotto i ponti di una stazione sconosciuta. Questo era il libro che mi
aspettava.
Baciami forte, prima di andare via. Lascia una traccia
indelebile, ti prego. Marcami a fuoco per non perdere il filo in quel segno
profondo.
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