giovedì 13 maggio 2010

Musica

Poi Reiko cominciò a dire una cosa molto strana: "Dottore, perché non sento la musica?"
Y. Mishima

La pioggia di primavera fa sì che i giorni si inseguano come folate di vento fra un piovasco e l'altro.
Per le strade vieni travolto dall'odore del sambuco in fiore, quello che fiorisce sul ciglio erboso e incolto nelle stradine del Pigneto. Poco più giù, con violenza, vieni investito da folate di profumo di fiori di gelsomino. Come si può non pensare a Montale, alla mente che "indaga, accorda, disunisce?"
Vaghi e ci ripensi. E la mente, tutto fa, meno che ricucire.
L'ho comprato un mesetto fa quel libro, insieme a tanti altri, perché in libreria c'erano gli sconti. E' rimasto vittima dell'inerzia di queste settimane languide e stanche, ancorché primaverili.
Caso ha voluto che leggessi di questa donna che (fa finta, ma dice che) non riesce ad ascoltare la musica, mentre io per la prima volta dopo tanti (troppi) anni rispolvero il flauto traverso per riempire di colori la casa. Il colore delle parole. Il colore dei suoni. Il colore della musica.
Mi esercito con cocciutaggine a fare le scale, poi una domenica ho deciso di fare una pausa.
Ho preso la bici, a dispetto del tempo capriccioso. I vestiti imbevuti di gocce di pioggia, le scarpe grondanti.
Nel parco non potevo che pensare, pedalando, alla siepe e a ciò che si cela oltre.
No, non a Leopardi. Non risponde alle segrete intenzioni di queste giornate.
Poi è arrivato lui. E ora, con pazienza, ascolta la mia musica.

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