sabato 12 giugno 2010

Essere altrove: Akasaka-dori/Wetstraat


Bruxelles, 08/06/2010

Ogni volta che percorro Rue de la Loi con i suoi edifici in vetro, sono scosso, percorso e sconvolto dai brividi.
Vorrei vivere la mia vita altrove.
Altrove da dove? Non lo so.
Il mio cervello si auto-tele-trasporta verso Akasaka-douri, una stradina toruosa nel centro di Tokyo. In fondo su una collina, verso Tameikesanno, un grande santuario scintoista lo Hie Jinja. Per arrivarci occorre salire su per una sfiancante scalinata. Dal tempio fino ad Akasaka-Mitsuke è tutto un serpentello che a sua volta però è costretto (soccombe) nelle grinfie di altissimi grattacieli.
E mentre percorri il serpentello e i grattacieli ti guardano, imprimi nelle tua memoria ricordi che poi torneranno mentre percorri Rue de la Loi a Bruxelles e immagini di voler vivere altrove.
Cè una stradina dietro questi eco-mostruosi palazzi della Commissione Europea, una stradina insignificante se volete, un rimasuglio di quello che doveva essere questo quartiere prima della venuta degli Europei. Jozef II Straat è breve breve piena di casette con centri religiosi di ogni sorta, casette tipicamente belghe: finestre ampie in legno, inferriate sui piccoli balconcini, mattoni fuori, strette e lunghe, ardesia sul tetto.
Accade un prodigio su uno di questi balconi fagocitati dall'edera.
Mentre di fronte, nelle prime ore del mattino il grande ventre della Commissione Europea si sveglia per digerire i contenuti dell'eco-mostruoso palazzo di vetro, un papà rincorre un bambino biondino sul balcone di casa e lo riporta dentro.
Ecco, vorrei essere altrove.
Vorrei essere la scenetta del papà che rincorre il bambino nel bel mezzo dei grattacieli di Tokyo, senza però per questo smettere di potere essere me stesso.
Non so come si chiama la strada che percorrerò domani, se sarà su "quel pezzo di roccia che ruota nell'Universo" o se sarà nella città dei cavoletti o in quell'eterna. C'è continuità di soluzione.
Un cosa so: voglio sempre essere altrove da dove sono.

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