domenica 4 aprile 2010

Resurrezioni


Come si può conciliare la vista di un cortile interno della periferia storica romana con uno sguardo mozzafiato sui monti?
Come si possono mettere insieme le giornate di un bambino che corre e osserva la natura rifiorire con le corse affannate attraverso lo smog metropolitano?
Riconciliare per riconciliarsi è un percorso lento e faticoso. Infinito. Non conosco sosta e mi consumo nel procedere in questo percorso accidentato. Non mi riesce proprio.
Gli inutili tentativi mi riportano sempre con un secco e amaro tonfo verso l'amara realtà. Non è possibile conciliare quello che sono ora con quello che sono stato fino a dieci anni fa.
Dove non ci può essere riconciliazione, c'è una cesura netta e una rinascita. Una resurrezione.
Io credo nelle resurrezioni: se volete, ve ne racconto una. Se mi conoscete, guardatemi con questi occhi e scoprirete che questa storia la conoscete già, almeno in parte.
Non mi chiedete però se questa vita è migliore della precedente, sarei incapace di darvi una risposta soddisfacente. Gioie e dolori si alternano come nella migliore delle passioni cristiane, una sorta di via crucis laica che si conclude con una resurrezione che ha un qualcosa di diabolico.
Come posso non guardarmi indietro?
Io sento ancora le rondini del balcone di casa dei miei, i gabbiani che mugugnano i loro sgraziati suoni sui balconi di Monteverde, le gazzarre di uccelli nella Caffarella, il merlo nel cortile di Torpignattara...
Come posso non guardare avanti?
Vedo un aereo che decolla, una serata in solitudine davanti a un tè ben caldo, una risata davanti a una birra al Pigneto, un neonato che piange davanti ai miei occhi paterni assonnati e rassegnati, un orologio che ticchetta stanco i suoi secondi che non corrispondono alla percezione dei miei.

Non riesco mai ad accendere un incenso quando vado a fare visita alle tombe dei miei nonni.

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