mercoledì 1 settembre 2010

A qualche giorno dal silenzio

Ho un disperato bisogno di malinconia. Mi sento solo in un mondo di gente che sembra conoscersi.
Le prime avvisaglie dell'autunno mi avviluppano in un silenzio interiore che mi stordisce. Le vacanze sono solo un vuoto (lo dice la parola stessa, ma abbiamo dimenticato il significato delle parole; un vuoto che mi separa dal bisogno di confondermi nel pieno totalizzante delle facce sconosciute che mi ronzano attorno mentre percorro le strade.
Mi costringerò al contatto umano per qualche tempo e poi scomparirò. Sono già stanco di chi mi dice come si deve fare, di chi mi implora di fare, di chi mi chiede di non fare, di chi non dice, di chi fa per non lasciare fare agli altri.
Ecco, è ora di prendere una pausa da tutto ciò.
Eppure il nuovo anno è appena cominciato. Capodanno non è il primo di gennaio. Capodanno è oggi, almeno per me.
In realtà, quest'anno non mi sento di volere accogliere. Sento una forte e irreprimibile necessità di eliminare ancora, di repellere ed espellere.
Ancora un po' di giorni di contatto umano forzato e poi mi sentirò libero di reagire.
Si possono percorrere strade che non si conoscono? Anche senza una guida. L'importante non è ricercarsi, è smarrire il senso del tempo e delle cose. Sembra ormai l'unico mezzo per sorvolare ad occhi chiusi la mancanza di senso del reale.

Proprio come la panchina del pratone dell'università che nessuno ha mai pensato di rimuovere. La gente non potrebbe mai immaginare che una panchina davanti a un prato possa rappresentare il senso di smarrimento profondo e di disperazione di un essere umano. Se mai fossi capace di dipingere e reinterpretare L'urlo di Munch, io disegnerei una panchina.
"May the big city bury you alive."
Non so davvero se possa rappresentare un grande risultato il fatto che sia stato io a seppelire la città e ad inghiottirla nel mio ventre. Ora mi si sta rivoltando contro e cerca di scaraventarmisi addosso con veemenza.
La mia mente va agli autunni piovosi di quelle giornate piene di speranze. Vorrei tornare anche solo per un attimo a emozionarmi fra i polverosi corridoi dell'università a riscoprire giornate vissute a metà. Guardo invece i ricordi passare come un passeggero annoiato che dopo ore di treno osserva perso il paesaggio fuori dai finestrini bagnati da una fredda pioggia che con violenza colpisce un treno. Vorrei per un attimo riuscire a ripercorrere quei momenti, perché è stato in uno di quei giorni che mi è sfuggito il senso della musica che accompagna le mie giornata. E la melodia adeso mi suona stonata; peggio, insensata.
"Please help me find the pause button."
A qualche giorno dal silenzio, stringo forte i denti e mi ripeto che sprofonderò nel nulla delle mie giornate e ripeterò a me stesso che se credevo di aver paura, avevo torto. Mi sono preso solo una piccola vacanza per il mio cuore. Respiro l'aria che mi spinge avanti.
A qualche giorno dal silenzio tenterò di convincermi che se credevo che fosse tutto finito, avevo torto.

Cercavo le radici misteriose di questa città e mi sono detto "La verità è nascosta in quell'attimo in cui pensi di capire che la vita ti è passata davanti proprio con il soffio d'aria che non hai respirato. Quindi adesso respira."
La risposta l'ho trovata solo qualche minuto più tardi.
"Vorrei trovare qualcuno a cui potere rivelare quegli attimi tanto intimi da non essere in grado di rivelare nemmeno a me stesso. - -- -- Sono costretto quindi alla solitudine più assoluta."
A qualche giorno dal silenzio tutto ciò è un fardello troppo pesante da sopportare.

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