domenica 28 agosto 2011

Interrogativi post-vacanze

Sarà stato perché ho riposato per tre settimane di fila o perché mi sono ammalato d'estate, ma sta di fatto che il mio cervello non fa altro che porsi interrogativi a raffica. E il dramma è che riesco a trovare una risposta solo per quelli davvero terra terra.
Essere stato in vacanza mentre il paese andava a picco è stata un'esperienza decisamente particolare. Mi sembrava di essere il ricco proprietario di una villa nella zona di Minamisanriku in Giappone che dall'alto della montagna vede arrivare il portentoso tsunami e portarsi via tutto, riducendo la materia in un'orribile poltiglia. Io nel frattempo facevo prendere aria al cervello, mentre nel Paese tutto andava all'aria.
In questi giorni mi sono chiesto davvero che senso ha fare un progetto di vita sacrificando la propria esistenza per poi finire rovinati in un secondo da qualcuno che ha sede in un lussuosissimo edificio a New York e fa una cosa chimerica detta "agenzia di rating".

Ho finito di leggere il libro Underground di Haruki Murakami, una raccolta di interviste alle vittime dell'attentato al sarin nella metropolitana di Tokyo del 1995, ma anche ad alcuni affiliati della setta Aum, autrice del disastro (sarebbe più giusto trascrivere Ohm... ma non so perché hanno preferito questa trascrizione). Leggendo il libro mi sono fatto un'idea ancora più approfondita dei meccanismi di solidarietà e di interrelazione fra i giapponesi, di quanto avessi potuto fare in passato, pur essendo stato fisicamente nel paese del Sol Levante.
Mi sono anche chiesto che senso ha avuto impiegare 4 anni e oltre della mia vita a imparare quella lingua e laurearmi per vedere poi che di quelle conoscenze non frega niente a nessuno e che se non mi fossi dato a fare altro avrei fatto la fine del disoccupato.

Sono stato a Montecarlo a visitare la città e ho parlato con le altre persone con cui sono andato delle nostre vite lavorative e delle umiliazioni e asperità che ci troviamo ad affrontare per vivere dignitosamente. Non posso nascondere che è stato buffo trovarmi in uno dei posti più ricchi del mondo e affrontare questi discorsi, però è andata proprio così. Il mio furore ideologico è diventato quasi violento, mentre una delle ragazze mi raccontava che ancora non aveva percepito lo stipendio di luglio e che ad agosto non avrebbe preso un centesimo di euro di stipendio e dall'altra parte della strada una monegasca di merda portava a spasso due cagnolini gemellini con i vestitini di Armani.
Mi sono chiesto a che cosa serva essere giovani, andare all'università, farsi un mazzo quanto una casa, utilizzare tutto il proprio entusiasmo e dare il meglio di sé per finire a fare gli schiavi di qualche stronzo che porta i soldi guadagnati sfruttando i nuovi negri in paradisi fiscali come quello.

Le domande che mi sono posto sono state molte altre. Mi limito a queste per il momento, perché domani dovrò tornare a lavorare e di interrogativi me ne dovrò porre ancora molti. Siccome rischio di non reggere il peso, mi fermo qua.

1 commento:

  1. Credo che la cultura sia uno strumento per far fronte al caos che attraversiamo ogni giorno e un modo per dargli forma ed ordine. Un modo come un altro per esercitare una forma di consapevolezza che ci permette di essere coscienti mentre questa Italia cola a picco...
    F.

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