domenica 27 luglio 2014

L'isola dei sogni

Sta per iniziare, il viaggio. Sono solo 10 giorni. Avrei voluto (e forse anche potuto) rimanere almeno un mese. Solo 6 ore di aereo mi separano da questo posto immerso nell'oceano. Che poi mi chiedo quale sia la grande differenza col posto dove sono nato e cresciuto... In senso strettamente geografico, chiaramente. Una stretta penisola circondata interamente dal mare, relativamente isolata da tutto il resto.

Venire nell'altro emisfero ed entrare nella percezione di chi vive qui in questo continente isolato aiuta noi europei a ricalibrare le distanze, a diventare un po' più padroni delle dimensioni in relazione all'emisfero. Visitare l'Australia con un volo che la sorvola da est verso nord ovest: la costa vicino Melbourne, il golfo di Saint Vincent e poi tutto il deserto interno; ore di nulla, o meglio di terra rossa disabitata. Come sono diversi questi paesaggi dall'Europa che oramai sorvolo praticamente ogni settimana!

Guardando fuori dal finestrino dell'aereo penso a come debba essere la vita umana in questi posti estremamente desolati, cosa si provi a percorrere in auto una di queste strade in mezzo al deserto per ore, con il rischio (o la fortuna) di non incontrare anima viva lungo tutto il tragitto. Più penso a queste terre, più mi chiedo per quale motivo gli uomini si siano sforzati a venire qui a contaminarle con le nostre inutili e dannose attività. Sarebbe stato meglio lasciarle alla natura e alle poche popolazioni indigene che per qualche ragione oscura già si trovavano qua. Wominjieka (benvenuti, nella lingua indigena dei Kulin - un pezzo di terra oggi chiamato Victoria).

Ps. L'isola dei sogni era anche il titolo del romanzo che ho tradotto per la mia tesi di laurea (un romanzo noir/hard boiled dello scrittore giapponese Osawa Arimasa).

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