mercoledì 23 luglio 2014

Non è mai tardi per essere inverno

In un viaggio come questo, la cosa più difficile da accettare, e' l'inverno. Doversi rimettere un cappotto, vedere la gente che va a scuola, con le sciarpe addosso e pronte a tirar fuori l'ombrello, e' quasi più complicato di adattarsi alle 8 ore di fuso orario! La mattina ti svegli e vedi che fuori è chiaramente inverno: anche dopo qualche giorno, non te ne fai una ragione. Gli alberi sono spogli, il mare e' triste, l'erba dei prati ingiallita, il cielo quasi perennemente grigio.
E' una sensazione davvero sconvolgente. Arrivo all'aeroporto di Tullamarine dopo quasi 24 ore fra volo e scalo in un'alba tailandese all'aeroporto Suvarnabum di Bangkok. Prima un 747 e poi un 777, aerei enormi su cui viaggia un'umanità varia e indistinta allo stesso tempo. Due voli con la Thai sono stati sufficienti per sfatare il mito del personale thailandese super sorridente, super gentile, super tutto... Non proprio, direi! Anzi... Nella media e nulla di più. Portare un'orchidea all'occhiello, non ti rende necessariamente più dolce.

Non rende più dolce nemmeno il pensiero che mi segue, mentre volo alla velocità di circa mille km orari,  per quelle persone che andavano a Melbourne come me e che sono finite trucidate in uno sconosciuto campo in Ucraina.
Il ricordo delle vittime del volo MH17 da Amsterdam a Kuala Lumpur e' uno dei leitmotiv della conferenza. E come può non esserlo. Attivisti che venivano qua a portare un pezzo della loro esperienza e del loro entusiasmo, hanno perso la vita in un modo del tutto irrazionale, impensabile quasi.

Non dovrei scriverlo, ma inizio seriamente a detestare quello che rappresenta la Russia oggi. Le loro rappresaglie pseudo fasciste, il loro furore omofobo, il loro atteggiamento anti diritti umani sono aspetti che non riesco a mandare giù. Non sopporto più nemmeno il ricordo dello zar Putin che a fianco al suo omologo italiano andava in giro a fare scorribande di caccia e di... donne. Un'immagine disgustosa, rivoltante, del machismo e del super(micro)uomo del ventunesimo secolo che facciamo ancora fatica a superare.

Cari amici e amiche, compagne e compagni che non siete riusciti ad arrivare qui a Melbourne, sappiate che la vostra lotta continuerà. Con più furore di prima. Lo sappia chi crede di fermare con la dinamite di un missile la passione per la libertà e per la giustizia sociale. Voi siete già morti, la vostra violenza e' la peggiore sconfitta che si possa augurare a un essere umano.

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