martedì 21 aprile 2009

"be your best friend"


E' difficile imparare certe lezioni e questa è stata una delle più dure da persino cominciare a fare entrare nel pieno del suo significato nell'anticamera del mio cervello.
Il viaggio a Los Angeles che ho fatto a Marzo è stata sicuramente una delle esperienze più belle della mia vita, una di quelle che ti lasciano il segno. La sorpresa e il piacere di questa esperienza non è tanto derivata dalla conferenza, dalla California o da altro, bensì dall'aver scoperto una serie di familiari incredibili dall'altra parte del mondo.
Il fratello di mio nonno a meno di 18 anni decise di emigrare dalla Calabria per andare in West Virginia. L'unico momento in cui si incontrarono dopo la sua partenza fu quando dopo la seconda guerra mondiale fu deportato negli USA dagli americani e dopo 30 ore di treno trovò suo fratello. Da allora Carmine, fratello di mio nonnno, non è voluto più tornare in Italia. La figlia maggiore poi si trasferì col marito in California e da là gran parte della famiglia si spostò nello stato assolato e di cui tutti abbiamo almeno una volta fantasticato.
Sono una compagine molto varia, colorata, varia. Il personaggio più eclettico è sicuramente questa cugina in primo grado di mio padre Sarah. Quando l'ho vista per la prima volta, donna bassina settantenne, quasi qualunque, ho subito pensato che dovesse essere un po' leggera di cervello. Una che urla, ride, salta e fa le feste abbracciandomi come una matta appena mi vede e dall'uscio grida "Looks like a Marra!!!! We'll keep you!!".... beh quanto meno bizzarra la donna!
Bene ho pensato: questa qui deve avere fatto la vita più bella che uno può immaginare. Sempre gioviale, allegra, sempre col sorrise che stoppa le conversazioni altrui quando si parla di cose brutte... Fin quando...
Una sera mi ha ospitato nella sua casa e mi ha raccontato la sua esperienza di vita: marito morto soffocato in miniera a 29 anni, figlio morto a meno di 40 anni di un tumore, nipote disabile di cui si prende cura e tante altre cose orrende che non voglio ripetere.

Qualche giorno dopo Donna, la mia cugina preferita, anche lei sempre sorridente e gioviale, sempre di buonumore e decisamente "happy-go-lucky" mi ha visto sofferente. Non erano giorni belli, quelli. Per niente. Giorni neri, costellati da una tristezza assoluta e da un dolore al petto indescrivibile.
Lei mi ha guardato e mi ha chiesto se ci fosse qualche problema. Io molto vago ho detto che ero un po' sofferente e lei di rimando mi ha detto: "Non essere triste e ricorda in ogni momento della tua vita: "Be your best friend", sii il tuo migliore amico."

Quattro paroline da nulla che ancora oggi mi pesano come un macigno davanti gli occhi ogni minuto che vivo.

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