sabato 23 maggio 2009

Afa

C'è poco da fare. Mi piace il caldo e quando cominciano ad arrivare le prime giornate di caldo intenso il mio corpo, e talvolta anche la mia mente, stanno decisamente meglio.
Verrebbe da immaginare che con questo caldo il mio cervello cominci a ripercorrere fantasticherie legate a qualche spiaggia desolata, al mare che ti bagni con le sue onde o a qualche passeggiata in montagna in riva a un lago.
Niente di tutto ciò. Il mio cervello risveglia di continuo immagini legate a pesanti tendaggi e case barocche arredate con fasto che sprofondano nell'afa opprimente di un sole d'agosto di perfetta memoria gattopardiana. E se non sono quelle le immagini, allora sono quelle fogazzariane, sempre legate al caldo intenso delle giornate estive e a paesaggi familiari e naturali legati in qualche modo alla decadenza dei lignaggi famialiari e alla decadenza nel tempo e oltre il tempo di tutto ciò che ci circonda. D'altronde si sa, le cose con il caldo marciscono prima; riesce meglio descrivere la decadenza con un contorno di calura opprimente che con qualsiasi altro tipo di contesto naturale.
In questo caldo io mi sollazzo, senza reagire più di tanto. Mi lascio trasportare dagli eventi che si susseguono senza sforzarmi troppo di incidere con la mia volontà. E' sempre stato un periodo non molto bello per me l'estate. Finiva la scuola e io rimanevo senza nulla da fare. Ecco perché mi piaceva tanto andare a scuola ed ero definito un gran secchione. Perché la scuola mi dava qualcosa da fare. Altrimenti che cos'altro avrei potuto fare? La disperazione di rimanere senza fare nulla in un posto dove non c'è nulla da fare è un vivido ricordo. Allora cominciavo a inventarmi mondi che non c'erano, cose da fare che non esistevano, mi fingevo di essere gente inesistente e creavo un vuoto compresso intorno a me che mi facesse dimenticare che in realtà là per me non c'era nulla da fare.
Questi ricordi molto tristi non mi si schiodano dal cervello, sono sempre là e ogni volta che queste torride giornate tornano a farmi compagnia il mio cervello ritorna là in quel luogo, in quel momento. E da lontano, con un altro spirito, continuo a combattere contro quel sentimento. Sì, non smetterò mai di dirlo, non c'è niente di più brutto di non poter fare nulla quando sai che attorno a te davvero non c'è nulla da fare.
"Aspice quam subito marcet quod floruit ante,
aspice quam subito quod stetit ante cadit."

2 commenti:

  1. " ... Nascentes morimur, finisque ab origine pendet." g

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  2. Citazione colta, raccoglie citazione colta. Molto interessante. AM di chi è? Non sono riuscito a risalire. S.

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