domenica 3 maggio 2009

Vuoto


Immagina di tornare a casa e non trovarci assolutamente niente dentro. Solo le pareti e nient’altro. Come se dei ladri avessero avuto modo di portarsi via davvero tutto, dalla prima all’ultima cosa.
Immagina cosa proveresti, oltre al senso di smarrimento iniziale. Ricordi faticosamente custoditi e riposti in ogni punto scomparsi nel nulla. Il vuoto di qualche parete bianca e null’altro.
Con il viso verso la parete, in ginocchio, non farei altro che piangere e piangere e guardarmi attorno smarrito. Rimpiangerei il mio passato, proprio quello che le inutili suppellettili custodivano. Tutto cancellato come con un colpo di spugna. Oggi mi sento così.

A volte vorrei davvero addormentarmi sulla tesa della mia giacca, mentre attendo che il treno parta. I minuti interminabili prima della partenza del convoglio si riempiono di un nulla coinvolgente. Poi comincia un movimento da cui vorrei farmi trascinare fino alla deriva, non so fin dove. Vorrei addormentarmi su quel treno e mai più scendere. Farmi trasportare in un luogo che non conosco e pensare a tutto ciò che ho perso lungo la strada.
Pensando a quelle pareti e al vuoto della mia casa, ormai spoglia di ogni cosa, che come un albero d’inverno, inerme, si mostra in tutta la sua fragilità. Alle ombre proiettate dalle finestre mi abbandono, mi trascinano in luoghi sconosciuti, le vedo, ma non si toccano. Eppure ci sono.

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