mercoledì 27 maggio 2009

Privacy, pubblico e privato

Mai come in questi tempi spazio pubblico e spazio privato si sono così intensamente mescolati fin quasi a rendere indistinguibili i loro confini. Addirittura lo spazio privato sembra svanire nell´era di Facebook e di YouTube, delle infinite e continue tracce elettroniche, dell´impietosa radiografia mediatica d´ogni mossa, contatto, preferenza. Dobbiamo accettare la brutale semplificazione di chi ha affermato "la privacy è finita. Rassegnatevi"? O dobbiamo ridisegnarne i confini senza perdere i benefici della trasparenza che, soprattutto nella sfera della politica, le nuove tecnologie rendono possibili?

Queste chiaramente non sono parole mie. Chi mi conosce o legge questo blog, sa che non sono una tale buona mente e che non scrivo così bene. Queste poche frasi che ho deciso di citare sono tutte di Stefano Rodotà, una delle poche menti illuminate a cui è dato pubblicare articoli altrettanto illuminati su quotidiani italiani.
Una delle querelle più accese che ho dovuto affrontare di recente è proprio quella su questi cosiddetti social network, che a mio avviso hanno tante caratteristiche tranne proprio quella di potersi definire "social". Non c'è niente di più Asociale di mettersi davanti a un pc fra le proprie quattro solite mura e connettersi a una di queste diavolerie. Alla faccia del "social".
Io però tendo a ragionare per estremi, come mi fanno giustamente notare voci a me vicine e care, e tendo a escludere le soluzioni intermendie.
Partiamo da un presupposto: mai e poi mai avrò un profilo su facebook et similia. E credo che finché siamo in democrazia, anche i miei migliori avversari, mi riconosceranno il diritto a questa scelta e al dire che questi mezzi mi disgustano.
Però Rodotà mi ha solleticato, come al solito, pensieri che erano rimasti in un certo qual senso in sospeso e che le menti, seepur fini, dei miei vari amici non hanno saputo risvegliare. Più precisamente trovo particolarmente complicato rispondere alla domanda che si pone alla fine della citazione: "O dobbiamo ridisegnarne i confini senza perdere i benefici della trasparenza che, soprattutto nella sfera della politica, le nuove tecnologie rendono possibili?"
Tralascio l'elemento della politica che poco mi interessa in questo momento per questa riflessione e tento di concentrarmi sui benefici della trasparenza che le tecnologie rendono possibili nell'ambito della vita ordinaria e privata di ognuno di noi.
In tanti mi hanno detto, beh... ma Facebook (et similia) rendono molto più facile invitare gente e informare di eventi etc. E' vero. Questo è uno dei benefici innegabili del sistema. E poi: sono riuscito a ritrovare gente che temevo aver perso per sempre... Beh cavolo... Quasi quasi mi stavo convincendo a entrare nel meccanismo diabolico di cui dibatto.
Poi però ho deciso di temporeggiare e mi sono guardato attorno osservando chi di questo luogo stava facendo uso, degli effetti che stava avendo su di essi e delle conseguenze sociali del fenomeno. E sono apparsi gli aspetti più inquietanti della faccenda. Ne cito alcuni: minacce serie e comprovate della privacy (soprattutto per le foto), perdita di demarcazione fra evento privato ed evento pubblico, messa in piazza anche posticcia e artificiosa di se stessi, nascita di gruppi razzisti, xenofobi, nazifascisti e omofobi difficili da controllare e debellare.
Metto tutto sui piatti della bilancia. Per me il piatto pende decisamente sul negativo.
Se proprio mi serve di ritrovare un vecchio amico di cui ho perso le tracce guardo le pagine bianche e se non lo trovo là, pazienza, significa che se me lo sono perso, proprio tutta quest'importanza non ce l'aveva. Con buona pace di chi continua a cercarmi su FB et similia.

PS ho appena scoperto - e da sindacalista non posso non dirvelo - che molti datori di lavoro e agenzie di collocamenti hanno iniziato a indagare sulle vite private dei futuri possibili dipendenti facendo ricerche su qyesti siti e che quindi tendono a fare delle prime scremature preassuntive proprio in base allle informazioni desunte da questi mezzi... se siete alla ricerca di un lavoro e magari dite di essere comunisti sul vostro FB, attenti, potreste trovarvi esclusi dal lavoro per questo motivo e voi non lo saprete mai. Ci capiamo quando dico non mi va di vendere la mia vita in piazza?

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