lunedì 9 novembre 2009

MedFilmFestival - Da Mutluluk in Viaggio verso la Mecca


Sono sempre rimasto colpito dalla capacità che ha l'arte di sorprendermi e allo stesso tempo di trasportarmi. Meno male che estiste l'arte, in tutte le sue forme.
In costante ricerca e riscoperta delle identità umane, le immagini di queste pellicole cinematografiche scavano solchi profondi che poi mi tocca riempire con i miei vissuti, con le vite delle persone a me care, con le gioie e i dolori derivanti dalle esperienze passate.
In Turchia si combatte in una costante oscillazione tra le ragioni di uno stato laico e quelle di una tradizione religiosa profondamente secolare.
Un viaggio, la vergogna, la disperazione di luoghi sperduti che niente hanno a che vedere con la vitalità e vivacità di Istanbul. Due occhi che guardano fuori da un treno in corsa che pare non volere giungere a destinazione.
Eppure Mutluluk significa "bliss", ovvero gioia.
Livaneli con genialità mi ha fatto vivere emozioni e desideri che mai avrei potuto sperimentare. Un anno fa.
Adesso ho intrapreso un viaggio verso la Mecca. Un viaggio certamente spirituale, ma anche materiale per molti versi. Un viaggio fisico che compio adesso, ma di cui ignoro l'inizio.
Non c'è bisogno di essere religiosi per viaggiare verso la Mecca. Il mio spirito di migrante ha subito compreso che non c'è altro tempo da perdere. Devo partire adesso e ora.
Migrazioni fisiche hanno lasciato segni riconoscibili nel mio DNA, le vedo ogni volta che guardo le mie mani. Vedo le miniere del West Virginia e il fumo delle fabbriche del Ruhrland. Migrazioni spirituali hanno segnato la mia mente. Le vedo ogni volta che dico una frase o che scrivo qualche cosa.
Ora è tempo di riconciliarsi con questi passati materiali e immateriali che si intersecano. Devo andare verso la Mecca, devo partire e ritornare.
Altrimenti, potrei persino svegliarmi un giorno e scoprire di esserci già stato.

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